Le prime dieci pagine di Terra Sonâmbula sono tra le cose più belle che abbia mai letto. È una scena tragica, immobile e, allo stesso tempo, sospesa sui fili di una calma che definirla apparente è un eufemismo.
Terra Sonâmbula (in italiano “Terra Sonnambula”) è il primo romanzo del mozambicano Mia Couto, autore che ho imparato ad amare da qualche tempo.
Ad una trama dal ritmo serrato che rimbalza continuamente tra due viaggi paralleli, su piani e tempi diversi ma non troppo, fanno da sfondo tonalità narrative contrastanti. A tratti epico e a tratti profondamente umano, Terra Sonâmbula racconta la guerra civile in Mozambico con gli occhi di tre personaggi principali: Muidinga, bambino abbandonato a se stesso e in fuga dalle atrocità dei combattimenti; il vecchio Tuahir che, pur saturo di disillusione e disperazione, ha capito tutto del mondo e si fa carico del piccolo; Kindzu, giovane guidato dalla speranza e alla ricerca di una risposta positiva al futuro. Risposta che per la maggior parte di noi, in un frangente storico come quello, sarebbe stato impossibile anche solo provare ad immaginare.
Mia Couto pubblicò il libro nel 1992. È l’anno in cui, ufficialmente, terminò la guerra civile che divise il Mozambico per otto lunghi anni facendo circa un milione di vittime. Il fatto che il 95% di queste persone non indossassero una divisa ma erano donne, uomini e bambini qualunque, dal libro emerge con realismo e angoscia.
Terra Sonâmbula è una storia incredibile. Una di quelle che dopo aver letto il libro te le ricordi per sempre.
È un libro sul terrore, quello provocato da una guerra atroce, davanti al quale i poveri cristi sono pressoché impotenti. È un libro sul senso del rifugio, quello cercato da anime in fuga nei campi profughi, nelle foreste, sul mare, nell’isolamento o cedendo ai diversivi più biechi. È un libro sulla speranza e sulla voglia di aggrapparsi a qualcosa, magari inafferrabile come un sogno, capace tuttavia di dare significato ad un mondo in cui tutto pare averlo perso. È un libro sui legami d’amicizia che uniscono gli esseri umani più diversi tra loro. È un libro sull’amore, forse impossibile eppure unico aspetto della natura umana in grado di spingere a tirar fuori il meglio anche dove armi e denaro sono le uniche cose che hanno valore.
L’inchiostro di questa storia descrive il crinale che separa l’attitudine al prendersi cura di chi è più debole, anche a costo della propria piccola comfort zone (o grande, tanto è la stessa cosa), dalla ferocia dell’ignoranza. Lo scenario è quello in cui il conforto quasi non esiste. Le immagini sono quelle di un Mia Couto visionario in un clima da fine guerra. Il crinale è quello lungo il quale anche tutti noi ci troviamo con i nostri gesti di ogni giorno.
Terra Sonâmbula è un romanzo da brividi sulla pelle.
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